Gamification contro il Covid-19

Difficile abbinare in questo periodo Coronavirus e gamification.
Eppure ci proveremo, con il dovuto rispetto per la sofferenza che sta colpendo tutti, ma anche consapevoli che gli sforzi prodotti per mitigare l’epidemia vadano sempre evidenziati e lodati.
Sappiamo come il problema della diffusione del coronavirus sia principalmente la sua eccezionale facilità di contagio, che ha raggiunto in alcune zone (Milano, Bergamo) addirittura un fattore R0 (il cosiddetto numero di riproduzione di base) pari a 4, vale a dire che ogni malato può indicativamente contagiare altre 4 persone (si veda per chi vuole studiare il fenomeno il sito dell’Istituto Superiore di Sanità).

COVID GAMIFICATION

Di fronte a un cataclisma sanitario per il quale non abbiamo vaccini, l’unica soluzione è limitare i contatti e quindi gli spostamenti. Per questo motivo stiamo vivendo questi giorni in quarantena per decreto.
Ricordati questi spiacevoli punti, l’attenzione va rivolta alla difficoltà delle autorità nel limitare questi spostamenti. Lo strumento necessario per rendere efficace la disposizione sarebbe nelle tasche di tutti: il tracking del cellulare. Senza soffermarci su disquisizioni di principio nè etico in merito al livello di privacy che viene violato istituzionalmente in certi paesi come la Cina, nè morale in merito alla libertà o meno che spetti di diritto ad ogni individuo nel rendere pubblica la sua vita, ci limitiamo a evidenziare l’aspetto pratico: le persone che vogliano aiutare l’autorità a verificare l’efficacia della quarantena devono installare ed accettare di usare delle app che inviano informazioni sulla loro posizione. Queste informazioni dovrebbero naturalmente essere continuative 24h su 24h, ma difficilmente potete “ordinare” alla gente comune di inviarle per voi; semplicemente la maggior parte delle persone non lo faranno.
Una soluzione a questo problema è stata studiata all’ Università degli Studi di Urbino, che tramite la società spin off Digit srl ha realizzato un prodotto open source chiamato diAry.

Diary-gamification-coronavirus

La filosofia di diAry è totalmente gamificata: rendere la quarantena un mezzo per ottenere punti. I punti vengono assegnati per ogni ora in cui l’app è attiva e per ogni ora aggiuntiva di permanenza in casa dopo che sono trascorse 12 ore. L’app invia i dati della posizione (su volontà dell’utente) a un database centrale che genera statistiche sugli orari in cui la quarantena è maggiormente a rischio.

Tra le varie statistiche offerte ci sono la percentuale di tempo trascorso a casa, il tempo complessivo degli spostamenti e la distanza massima raggiunta da casa.
Per rendere la raccolta di punti significativa e quindi con effetto a lunga durata, servono dei riconoscimenti, e qui interviene il comitato WOM (worth 1 minute).

La piattaforma di questo comitato etico rilascia dei voucher a chi farà un uso sistematico dell’applicazione diAry.
Si ottengono voucher se si rispettano i due criteri del mantenimento della app attiva e del soggiorno in casa oltre le 12 ore, e sommando i punti si possono ottenere fino a 48 WOM al giorno. I WOM sono certificati del proprio “impegno sociale”.
Alcuni esercizi o fornitori di servizi in Europa riconoscono i WOM e li traducono in voucher per aderire a sconti e agevolazioni.

La piattaforma WOM è un progetto open source riconosciuto dalla Commissione Europea, il cui scopo nel caso specifico della lotta al coronavirus è rimettere in contatto le persone costrette in quarantena e gli esercizi danneggiati dall’assenza di clienti, che tramite l’accettazione dei WOM possono convogliare acquisti, anche online, verso i loro magazzini.

Per completezza di informazione, ammettiamo come una tale sperimentazione soffra dei tempi ristretti in cui applicarla e della difficoltà di diffonderne l’informazione, ma noi ben volentieri utilizziamo questo blog per complimentarci con i loro realizzatori.

 

A cura di Valter Prette

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